giovedì 10 febbraio 2011

IL CANE, IL CAVALLO....



La VISTA del cane è diacromatica: il cane percepisce bene il colore blu e giallo; gli altri colori sono sfumature di questi due. E’ un po’ come se noi umani vedessimo solo bianco e nero, il resto dello spettro dei colori sarebbe percepito come varie sfumature di grigio.
Non è vero quindi che i cani vedono in bianco e nero: percepiscono bene blu e giallo, il resto sono sfumature di questi.
E’ vero invece che la visione diventa migliore con una luce bassa o soffusa (questo perché nell’occhio canino sono presenti in numero maggiore i bastoncelli a scapito dei coni).
L’occhio laterale da la possibilità all’animale di avere un campo visivo più ampio del nostro, a scapito però della visione binoculare (appartenete alla razza umana).
I cani hanno una scarsa risoluzione dei dettagli, mentre riescono molto bene a vedere oggetti in movimento anche ad elevate distanze.
 
Di solito siamo portati ad avvicinare un cavallo dal davanti pensando che così ci possa vedere meglio, sbagliato! Ha gli occhi posti lateralmente, quindi preferisce essere accostato di lato. Anche accarezzarlo sulla testa è errato, questo tende ad irritarlo e spesso si ritira con un moto di fastidio. La vista per il cavallo rappresenta uno dei sensi più importanti, ha occhi grandi, pensate che sono di volume doppio rispetto a quelli dell'elefante. Sono occhi che vedono molto bene di notte, talmente bene che ci porta a credere che sia un'animale notturno. La verità e che è sia diurno, sia notturno, è un'animale che è sempre all'erta, ed alterna il suo riposo in varie ore della giornata.

I suoi occhi essendo posti ai lati della testa hanno una visuale di 350 gradi, le pupille hanno un campo panoramico e controlla ogni cosa anche senza voltarsi, avendo la vista monoculare. Com'esempio vi porto la nostra vista. Se noi vediamo un'ombra con la coda dell'occhio ci dobbiamo voltare per metterla a fuoco avendo una vista binoculare, cioè dobbiamo guardare con tutte e due gli occhi, mentre il cavallo con un solo occhio può tranquillamente vedere cosa gli passa accanto, senza muovere la testa.

Solo in un caso è costretto ad usare la binoculare ed è quando guarda davanti a se. La vista monoculare permette una visuale più ampia, però purtroppo appiattisce le cose e non dà la giusta profondità, per questo il cavallo non sa calcolare la vicinanza di un oggetto, se poi è costretto ad usare la binoculare che ha inferiore alla nostra, questa gli crea dei punti visivi morti sia davanti a lui sia dietro, per questo è importante non avvicinarsi da queste angolature, una carezza o un movimento improvviso possono spaventarlo enormemente fino a farlo fuggire, e fuggendo può non vedere dove sta andando. Per verificare questa sua particolarità basterà porgergli la mano, noterete che alzerà la testa, poi la riabbassa e cercherà di guardare con un occhio solo per vedere meglio. Sembra, anzi è praticamente certo che possa distinguere alcuni colori come; il verde, il rosso, il giallo, o l'arancione. Fino a che distanza possano vedere si sa con meno sicurezza, sembra che in una sfida fatta tra cavalieri, in cui si cercava di dimostrare da quanto lontano potessero riconoscere il padrone i cavalli li individuavano anche da quattrocento metri, probabilmente più che vederli nitidamente riconoscevano le movenze.

L'OCCHIO DEL GATTO...


Fisicamente il gatto ha la stessa struttura dei grandi felini, è dotato della stessa agilità e ne possiede le stesse armi micidiali (artigli e zanne). In pratica è un vero e proprio leone in miniatura. Eccovi le caratteristiche oculari.


Come altri carnivori i gatti hanno dietro alla retina delle cellule particolari che gli consentono di vedere anche al buio, queste cellule chiamate "Tapetum lucidum" sono in grado di raccogliare anche una piccolissima quantità di luce e di rifletterla come un catarifrangente, permettendo al gatto di vedere laddove altri animali (compresi noi umani) brancolerebbero nel buio.
Il gatto è uno dei pochi animali in grado di percepire i colori, infatti nella loro retina insieme ai bastoncelli che servono per la visione incolore vi sono i coni che danno la visione cromatica, questo non significa che vedono il mondo come lo vediamo noi, infatti sono ciechi al rosso e gli altri colori li vedono pallidi e sbiaditi, ma è una fortuna che condividono solo con scimmie e scoiattoli.

CURIOSITA': PIERCING ALL' OCCHIO

eye jewel
Dalla serie non esistono limiti ecco che arriva il piercing all’occhio. Come se non ci bastasse già vedere in giro gente che ha piercing su qualunque parte del corpo. Di questi non ci stupiamo più ma quando vedremo il primo piercing all'occhio forse, ci verrà da pensare “che follia!”. In Italia non è ancora possibile farlo ma nulla vieta che presto possa arrivare anche da noi questa moda abbastanza assurda.

mercoledì 9 febbraio 2011

STANNO SPERIMENTANDO I TATUAGGI NEGLI OCCHI!


E’ l’ultima frontiera del tatuaggio, dentro l’occhio.Sembra incredibile ma non stiamo parlando di lenti a contatto con disegni particolari, già diffuse da qualche anno, qui si parla di veri e propri tatuaggi nell’occhio!!Che piercing e tatuaggi venissero fatti un po’ dappertutto ok, ma dentro l’occhio mi sembra proprio un’esagerazione. Eppure. Vuoi l’occhio blu? Si può fare!
La tecnica è in via di sperimentazione ma ci sono già delle persone che si sono sottoposte a trattamenti speciali ed ora sono in osservazione per vedere cosa succede….
Se un giorno vi dicessero che non ci sono contro indicazioni, che non è doloroso,.. insomma che si può fare con tranquillità..lo fareste?

L'OCCHIO FINTO PIU' ANTICO DEL MONDO....



L’occhio finto più antico del mondo
Ingrandisci la foto
La protesi oculare è stata inventata 5.000 anni fa. Se stentate a crederci, immaginate lo stupore di alcuni archeologi quando hanno rinvenuto, in un’antichissima necropoli in Iran (Shahr-i Sokhta), un teschio munito di occhio finto, del tutto simile a uno vero.
La protesi, ritrovata nell’orbita sinistra del cranio di una donna sui trent’anni, è una mezza sfera di bitume dal diametro di quasi tre centimetri; varie incisioni disposte a raggiera, camuffavano lo sguardo, dando la sensazione, secondo gli scienziati, di trovarsi di fronte a qualcosa di simile a un occhio vero. Alcuni indizi (come un paio di fori usati probabilmente per far passare un nastrino), infatti, fanno pensare che la donna usasse l’occhio finto quotidianamente e che non si tratti di una decorazione funebre.
Ma chi era la misteriosa donna dall’occhio finto? Si pensa che fosse una sacerdotessa. Una sciamana, dunque, che viaggiò sino all’Iran per incantare, con la sua vista “soprannaturale”, chi a lei si rivolgeva. 


Foto: ©Shapour Suren-Pahlav, Circle of Ancient Iranian Studies L'OC

martedì 8 febbraio 2011

ALLERGIE....

L' allergia è una reazione abnorme e specifica messa in atto dal sistema immunitario di alcuni “soggetti predisposti” nei confronti di sostanze, dette allergeni, che per altri soggetti risultano comunemente innocue.
In Italia, il 15% della popolazione soffre di allergie, come nella maggior parte dei Paesi occidentali, dove si registra un incremento annuo del fenomeno pari al 10-15%.
Sulla base delle caratteristiche allergologiche, cliniche e citologiche oculari è possibile suddividere le varie forme di congiuntivite allergica, cioè dell' infiammazione della congiuntiva (membrana che ricopre la superficie esposta del globo oculare e la parte interna delle palpebre)  in:


Congiuntivite allergica propriamente detta è la più frequente, corrisponde ad una infiammazione della congiuntiva ed è spesso associata ad una infiammazione della mucosa nasale con  sensazione di naso ostruito, che cola, di prurito, di starnuti ripetuti. E' caratterizzata da una sensibilizzazione a diversi allergeni  come ad esempio le graminacee, o la polvere o al pelo di animali domestici. La congiuntivite allergica è caratterizzata dalla mancanza di secrezione purulenta e si riconosce per il forte prurito e gonfiore della congiuntiva che interessano quasi sempre entrambi gli occhi e sono accompagnati da lacrimazione intensa. Una volta fatta la diagnosi si può procedere alla terapia, che consiste nella somministrazione di colliri spesso anche associati a spray nasali se è presente anche la rinite.
- Si può far uso di antistaminici quando l' esposizione all' allergene è inevitabile. Infatti essi rappresentano uno dei trattamenti tradizionali di diverse forme di allergia.
- Si può ricorrere alla  terapia topica con corticosteroidi per breve tempo. Questi, grazie alla loro spiccata azione antinfiammatoria, sono  farmaci  efficaci nel trattamento delle forme acute. I pericoli dell' uso prolungato di cortisone non sono, però,  da sottovalutare.
- Inoltre si possono usare gli agenti stabilizzanti di membrana che fungono da terapia preventiva, e quindi  da assumere prima del contatto con l' allergene. Infatti sono di scarsa utilità quando i sintomi sono già presenti.
- Infine  l' immunoterapia ("vaccini desensibilizzanti"), consiste nell' iniettare sottocute quantità gradualmente crescenti dell' allergene specifico, allo scopo di modificare nel tempo la risposta immunitaria della persona allergica.
occhio
La congiuntivite primaverile è una infiammazione bilaterale della congiuntiva, ad andamento cronico ma con picchi stagionali nel periodo primaverile. E' una malattia che colpisce generalmente bambini in età prepubere ed è raro riscontrarla al di sopra dei 30 anni. I principali sintomi e segni della congiuntivite primaverile sono, oltre al prurito: iperemia marcata, lacrimazione, fotofobia, sensazione di corpo estraneo.
Si è soliti affermare che la malattia tende a scomparire da sola nel periodo della pubertà anche se casi di congiuntivite primaverile protratta sono stati spesso segnalati. Quando la sintomatologia è intensa è necessario l' uso dei cortisonici locali sotto stretto controllo specialistico.
La congiuntivite atopica è quella più grave ed è associata ad eczema. Questo tipo di congiuntivite può apportare complicanze sulla funzione visiva. Circa il 10% dei pazienti con dermatite atopica sviluppa congiuntivite atopica e la terapia prevede l' uso di steroidi.
La congiuntivite giganto-papillare è stata osservata e descritta per la prima volta in portatori di lenti a contatto e successivamente in portatori di protesi oculari e suture. Generalmente tale sindrome si manifesta con un tempo medio di 8 mesi circa dall'uso iniziale di lenti a contatto morbide ed 8 anni dall'uso di quelle rigide. Inizialmente il paziente presenta solo un lievissimo aumento della secrezione mucosa al mattino, successivamente tale secrezione compare anche durante il giorno e si intensifica sempre più. Nell'ultima fase compare prurito intenso, bruciore e dolore e forte reazione del tessuto papillare.

lunedì 7 febbraio 2011

ARRIVANO LE LENTI A CONTATTO INTELLIGENTI....

Con le lenti a contatto non si correggono più solo i difetti della vista o il colore degli occhi, ma si effettuano diagnosi e... si leggono i risultati in realtà aumentata. (Focus, 24 gennaio 2011)

Se fissando negli occhi una bella fanciulla (o un bel fanciullo) doveste scorgere circuiti integrati e telecamere non spaventatevi: non state per baciare un cyborg, ma probabilmente qualcuno che indossa le lenti a contatto intelligenti, un dispositivo di nuova concezione a metà strada tra la medicina e i...videogames. 
Queste singolari lenti sono infatti dotate di una serie di sensori in grado misurare il livello glicemico e la pressione dell’occhio in pazienti affetti da diabete o glaucoma ma anche di proiettare immagini direttamente sulla retina di chi le indossa creando un vero e proprio display biologico che può essere utilizzato in applicazioni di realtà aumentata.



Lacrime... dolci
L’idea non viene dal set di Star Trek ma da Babak Parviz, un ricercatore della Washington University di Seattle, che già nel 2008 aveva creato il primo prototipo di lente intelligente, o smart lens, installando un microscopico led rosso su un materiale trasparente bio compatibile. Utilizzando la stessa tecnologia ha costruito, qualche anno dopo, la prima lente a contatto in grado di indicare a un diabetico il livello di glicemia. Il dispositivo contiene un minuscolo sensore elettronico e misura in modo continuo e senza bisogno di aghi o prelievi, il livello di glucosio delle lacrime che corrisponde perfettamente a quello del sangue. Una serie di led, impercettibili quando sono spenti, visualizza l’informazione direttamente sull’occhio dell’utilizzatore che in questo modo può dosare in modo più preciso i farmaci per tenere sotto controllo la malattia. Fantascienza? No, realtà.

Occhio alla pressione
Lo scorso settembre Sensimed, uno spin-off dell’Istituto Federale Svizzero per la Tecnologia, ha lanciato la prima versione commerciale di smart lens: serve per tenere sotto controllo il glaucoma, una malattia che provoca un aumento della pressione all’interno del bulbo oculare e che può danneggiare, se non opportunamente curata, il nervo ottico e la vista.
Le super lenti misurano costantemente la curvatura dell’occhio, direttamente correlata con la pressione che c’è al suo interno, e trasmettono l’informazione via radio a un dispositivo portatile indossato dal paziente.
La smart lens è alimentata dal campo elettrmagnetico generato da una piccola antenna attaccata con un cerotto al volto del paziente. Funziona insomma come le etichette antifurto dei supermercati che sono alimentate dal campo elettromagnetico delle antenne poste all’uscita. Una volta indossate, chi le porta presenta una qualche somiglianza con Robocop: "una lente colorata potrebbe ovviare al problema" spiegano i ricercatori della Sensimed, "ma in questo momento non è la nostra priorità".

venerdì 4 febbraio 2011

OCCHIALI IN INVERNO E GLAMOUR


Occhiali d'inverno: proteggere gli occhi tutto l'anno.
Rossori, senso di bruciore: spesso gli occhi in inverno sembrano soffrire un pò: ma davvero i giorni più freddi tolgono benessere agli occhi? In inverno il confort confort degli occhi diminuisce. Con le temperature basse, infatti, la reattività della cornea diventa minore: l’occhio diventa vulnerabile, sensibile, risponde in modo peggiore agli stress a cui è sottoposto.Per questo diventa importante prestare agli occhi qualche attenzione mirata in più. Dunque gli occhi non devono essere difesi da agenti esterni solo d’estate come a volte sbagliando si pensa.
La lente degli occhiali infatti, crea uno spazio davanti all’occhio dove l’aria rimane più calda. Inoltre gli occhiali fanno da barriera contro il vento, che irrita e provoca secchezza agli occhi. Le sfumature delle lenti, dal momento che la luminosità è minore, possono essere meno intense di quelle estive: ambrate, azzurre o grige. Bisogna sempre controllare che si tratti di occhiali da sole con “certificato” di conformità”, una garanzia che certifica la qualità delle lenti e che va chiesta all’ottico. Proteggere gli occhi è molto importante per chi si sposta in scooter; il casco va indossato con la visiera abbassata.

Occhiali: le montature più glamour..
Basta un particolare: la montatura dei vostri occhiali scelta tra quelle più colorate e spiritose potete trovare sul mercato, donerà subito un aspetto più luminoso e radioso al vostro viso. Se, infatti, l’inverno può rendervi un po’ scure in volto e prive dell’abbronzatura, non può, però togliervi un tocco di allegria che solo una montatura ben scelta può donarvi. 

LO SVILUPPO DELLA VISTA DI UN NEONATO....

Gli occhi di un bambino sono sensibili alla luce quando ancora si trova all’interno del grembo materno. Lo dimostra il fatto che al settimo mese di gravidanza, se si proietta uno stimolo luminoso intenso (ad esempio con una torcia) sull’addome della mamma durante un’ecografia, si può osservare che il feto reagisce alla luce socchiudendo le palpebre.
Appena nato la retina (quella parte dell’occhio che ha la funzione di catturare le immagini e di trasmetterle, attraverso il nervo ottico, al cervello) è già in grado di funzionare permettendo al neonato di cogliere il contrasto tra zone chiare e zone d’ombra (ad esempio le sopracciglia ed i capelli della mamma).
Il piccolo non è ancora capace di controllare i movimenti degli occhi e non riesce a mettere a fuoco le cose che vede: non è in grado, in altre parole, di aumentare o diminuire la curvatura del cristallino, quella piccola lente situata all'interno dell'occhio, che è responsabile dell'accomodazione, cioè del processo di messa a fuoco delle immagini.
È solamente dopo le due settimane di vita che il piccolo inizia in parte a coordinare i muscoli oculari riuscendo a mettere a fuoco oggetti situati a 20-25 centimetri dai suoi occhi, alla distanza cioè a cui si trova il volto della mamma quando viene allattato: è come se lo sguardo del neonato si focalizzasse su quello che è veramente importante per lui, vale a dire la fonte principale del nutrimento e dell’affetto. Tutto ciò che è posto ad una distanza maggiore appare sfuocato e il bambino vede solo forme imprecise, in diverse tonalità di grigio perché non è ancora in grado di distinguere i colori.
Il bebè distingue molto bene la luce dal buio e reagisce ad uno stimolo luminoso improvviso chiudendo le palpebre. Dopo il mese di vita il piccolo diventa capace di soffermare il suo sguardo su un oggetto preciso, ad esempio le piccole api o i pupazzetti delle giostrine musicali che si appendono sopra la culla.
Il bebè inoltre è in grado, per pochi attimi, di seguire il lento spostamento, in orizzontale o in verticale, di un oggetto (ad esempio un giocattolo di un colore intenso, come il rosso) posto a 20-25 centimetri dagli occhi. Spesso il bambino appare strabico, non è in grado, in altre parole, di mantenere diritti gli occhi, che possono incrociarsi o divergere verso l’esterno in modo più o meno marcato.
Il piccolo è capace di cogliere solamente i contorni di un viso (non tanto la bocca, il naso o gli occhi) e sorride a qualsiasi stimolo che abbia la forma di un volto: la faccia di una persona ma anche una semplice maschera.
Verso i 2-3 mesi di vita il bebè inizia ad osservare con più attenzione l’ambiente che lo circonda, aiutato in questo da una migliore mobilità del capo: è capace perciò di seguire con lo sguardo i movimenti della mamma quando si sposta da una parte all’altra di una stanza.
Riconosce bene il volto della madre ed inizia ad affinare il fenomeno della convergenza, quello per cui, a mano a mano che un oggetto si fa sempre più vicino, gli occhi ruotano verso l'interno. Inizia a scoprire i colori ed è affascinato soprattutto dalle tinte forti e dai contrasti di luce intensa.
Verso i quattro mesi di età è probabilmente capace di distinguere il rosso, il verde e il blu; l'avverbio probabilmente è d'obbligo poiché esiste ancora una forte incertezza sulla possibilità di percepire, a questa età, i colori, essendo gli studi sulla materia basati su dati elettrofisiologici, e quindi non troppo affidabili.
Solamente all'età di tre anni è possibile diagnosticare con sicurezzaun'anomalia congenita della visione dei colori, come ad esempio il daltonismo. A cinque mesi la vista del bebè riesce ad arrivare fino ad alcuni metri intorno a sé, anche se vi è ancora un po’ di difficoltà a mettere a fuoco oggetti in movimento. La attenzione del bimbo è richiamata anche dagli oggetti piccoli e vi è una discreta coordinazione tra occhi e mani.
A sei mesi compiuti i movimenti degli occhi sono ben coordinati ed in genere non è più riscontrabile lo strabismo. Tra i 7 ed i 9 mesi il bambino ha un’acutezza visiva (cioè la capacità di discriminare le immagini in dettaglio) all’incirca di 5 decimi, che corrisponde a metà dei valori definitivi: in altre parole il piccolo può essere paragonato ad una persona miope che non porta gli occhiali.
È perciò nomale che il bebè preferisca esaminare le cose da vicino: il bambino è capace di afferrare gli oggetti, anche molto piccoli, con grande abilità e non se li fa più sfuggire di mano nel momento in cui li sta prendendo, come invece capitava prima.
All’età di 10-12 mesi viene raggiunta la visione tridimensionale: il piccolo acquisisce il senso della profondità e se vede un oggetto davanti a sé cerca di afferrarlo. Fino allora il bebè è stato in grado di vedere solo immagini piatte ma ora tutto appare in “rilievo”, con gli oggetti che finalmente hanno acquistato volume e profondità.
Con le mani può manipolare gli oggetti a suo piacimento rendendosi subito conto che un quadrato è diverso da un cerchio, che una palla è rotonda e che un cubo ha degli spigoli. È in grado di riconoscere un familiare anche a una decina di metri di distanza e la sua acutezza visiva raggiunge all’incirca i 6 decimi all’anno di età. Sa distinguere tutti i colori.
Con il passare del tempo migliora nettamente la coordinazione dei centri cerebrali che controllano i movimenti degli occhi e si affinano i processi della convergenza e dell’accomodazione, anche se la visione perfetta compare solo verso i cinque anni di vita.

mercoledì 2 febbraio 2011

CURIOSITà....

Gli Occhi, specchio dell'anima

Perché si dice che gli occhi sono lo “specchio dell’anima”? Per la capacità del nostro sguardo di riflettere sentimenti e stati d'animo, di esprimere intelligenza, attenzione o lucidità. Per questo motivo, gli occhi sono associati alla sfera interiore del nostro essere: a ciò che sta dentro di noi, a ciò che va oltre. Lo sguardo degli innamorati, infatti, è così intenso che crea un legame che va oltre la passione del momento. E la frase “a me gli occhi” sottolinea la loro vulnerabilità, indica privazione della volontà e della capacità di scelta.

Gli occhi nelle culture antiche

L’occhio è un’icona che si ritrova in quasi tutte le culture. Nei tempi antichi, l’occhio aperto, senza palpebra, era il simbolo del potere trascendente e terreno, della divinità, della spiritualità. Il dio Ra era rappresentato da un occhio fiammeggiante. Anche il Dio dell’Antico Testamento era rappresentato da un grande occhio inscritto in un triangolo isoscele. Nelle filosofie orientali, il terzo occhio era un simbolo di chiaroveggenza, indicava intuizione e la capacità di accedere a una conoscenza superiore.
Ma l’occhio poteva anche avere una simbologia negativa. Il Ciclope era un mostro con un occhio solo: ciò simboleggiava mancanza di luce, e quindi una coscienza limitata e selvaggia. L’ occhio malvagio era definito malocchio, appunto: trasmetteva odio, invidia e minaccia attraverso il solo sguardo.

Gli occhi nei sogni

L’immagine dell’occhio è molto frequente nei sogni. Lo sguardo, in particolare acuto e intenso, simboleggia la volontà di guardarsi dentro, di chiarire una situazione, di comprendere come stanno realmente le cose o scoprire le intenzioni altrui. Viceversa, uno sguardo profondo indica ingenuità e innocenza, e simboleggia il nostro lato che vuol restare bambino Il colore degli occhi sognati ha un forte valore simbolico. L’azzurro è il colore dell’occhio che vuole guardarsi dentro, che vuole scoprire il divino, mentre il colore scuro è collegato alla realtà. Sognarsi ciechi o orbi indica l’impossibilità di vedere qualcosa che ci tocca da vicino, oppure la volontà di rifiutare un avvenimento che ci riguarda.

Sguardo e salute affettiva*

Il sistema nervoso invia costantemente all’occhio una serie di impulsi. In caso di problemi, questi segnali appaiono sull’iride sotto forma di macchie, fessure, anelli di varie densità e colorazione. La pupilla, in particolare, comunicherebbe il malessere affettivo. Sembra che una grave delusione d’amore possa deformare il contorno della pupilla, che diventerà rotonda solo quando il dolore sarà passato.